Parrocchia di Senna Comasco (CO) 

 

LA PARROCCHIA

Storia

Esterno Chiesa di Senna Interno chiesa di Senna

La Parrocchia di Senna Comasco appartiene alla Diocesi di Milano, zona V di Monza, decanato di Cantù – Mariano. E’ la più giovane Parrocchia del decanato essendo nata nel 1986 con l’ insediamento del primo Parroco, don Francesco Confalonieri, (+ 1999), dall’ unione di due Chiese suffraganee delle Parrocchie di Intimiano, (Senna), e Cucciago, (Navedano).
La Chiesa Parrocchiale, dedicata a S. Maria Assunta, è stata Costruita all’inizio degli anni ’90 grazie al piano diocesano per le nuove Chiese. Annesse vi sono la casa del parroco, la segreteria e le aule del centro parrocchiale per le riunioni, la catechesi e per l’attività della piccola biblioteca.
La Parrocchia ha avuto negli ultimi decenni un grande sviluppo demografico passando dai circa 1.500 abitanti al momento della sua costituzione, agli attuali 3.250.

Il santuario di Santa Maria Assunta

Santuario esterno Facciata Santuario Santuario interno

L’esistenza di una comunità cristiana a Senna Comasco è documentata a partire dal XIII secolo: all’ epoca sorgeva un piccolo Oratorio appartenente alle monache Benedettine del Monastero di Santa Maria di Cantù; era segnalata la presenza di un altare dedicato a San Michele, santo a cui i longobardi erano particolarmente devoti. La chiesa, a pianta rettangolare, con annesso un edificio rurale più recente, ha attualmente un campanile a vela in mattoni, con una sola campana. La facciata presenta un porticato risalente al Medioevo, probabile rifacimento di un precedente nartece (portico antistante alle chiese, dove i catecumeni potevano seguire le cerimonie sacre senza partecipare), con affreschi recentemente restaurati in modo conservativo. Nella parte superiore si nota una rappresentazione anteriore al XVI secolo dell’Annunciazione; sul registro inferiore è rappresentata “L’ultima cena”, nella quale Giuda è collocato di fronte a Gesù, sul lato opposto del tavolo. Sulla lunetta del portale è visibile un’immagine a mezzo busto del Gesù morto ed ai lati figure di santi. All’interno, la pala lignea dell’altare maggiore mostra un’esecuzione di ottimo livello e probabilmente proviene da un altro edificio religioso delle suore di Santa Maria di Cantù. La fattura colloca l’esecuzione della pala nel XV secolo, l’attribuzione alla bottega dei fratelli Di Donato, originari di Montorfano e attivi specialmente in Valtellina, mentre la cornice, per il suo stile raffinato, richiama Giacomo Del Maino che operò nello stesso periodo nella fabbrica del Duomo di Como. La pala rappresenta al centro l’Assunzione della Madonna circondata da fedeli e Apostoli; ai lati le immagini di San Domenico, Sant’Antonio abate, San Giovanni Battista e di una figura di santa non identificata, in lato la colomba dello Spirito Santo. Le pareti mostrano cicli di affreschi risalenti a epoche diverse. Sulla parete destra è una adorazione dei magi, opera minore con riferimenti al Lumi e databile al secolo XVI, sulla quale è stata sovrapposta un’immagine della Madonna della Misericordia di epoca più tarda. Sulla parete sinistra vi è una Madonna del Latte, opera anch’essa di arte provinciale e risalente allo stesso periodo; anche questa figura appare sovrapposta a una superficie già ricoperta da affreschi emersi dalla rimozione di uno strato di pittura, che sembrano i più antichi dell’edificio per lo stile arcaico. Nel registro inferiore della parete si intravedono personaggi nudi avvinghiati a figure di colore nerastro, il fondo dipinto mostra tracce rossastre, come la rappresentazione di una scena di dannati; l’iconografia dell’Arcangelo Michele infatti lo identifica come colui che caccia i peccatori all’inferno; suoi attributi sono la bilancia per pesare le colpe e la spada sguainata per cacciare i dannati nell’inferno.

La chiesa di Sant'Antonio da Padova

In un documento depositato presso l’ archivio parrocchiale di Cucciago, un certo Cristoforo Castiglioni in data 02 marzo 1688, esprime la volontà di far celebrare delle Sante Messe in suo suffragio presso l’ Oratorio di Navedano gravando i suoi eredi dell’ onere di dette Sante Messe.
Nello stesso anno il cardinal Federico Borromeo visita la Pieve di Cantù e, dunque, anche Cucciago. Nel suo rapporto scrive: “Esiste un Oratorio dedicato a S. Antonio di Padova nell’ abitato di Navedano. E’ lungo braccia 18, largo braccia 12 e alto braccia 15. Vi è l’ obbligo di celebrare due S. Messe settimanali secondo il testamento del Sig. Cristoforo Castiglioni”.
Pochi anni più tardi un’ altra visita pastorale datata 1707 sottolinea come “Data la lontananza dall’ abitato (di Cucciago) si permette la celebrazione della Messa festiva nel periodo invernale da dicembre fino ad aprile e l’ insegnamento del catechismo”: in poco tempo, dunque, la piccola Chiesa è diventata punto di riferimento della vita della frazione.All’ epoca l’ abitato di Navedano era costituito da un piccolo aggregato di case circondato da campi e la Chiesa che sorgeva su una via al suo interno veniva così descritta nella visita pastorale del 1764:
Sant'Antonio da Padova

”All’ Oratorio di S. Antonio si accede dalla via pubblica per due gradini di pietra. Il pavimento è in laterizio (cotto). Le pareti sono intonacate e imbiancate, ornate da diversi quadri con sacre immagini. I vasi per contenere l’ acqua santa sono di pietra solida, ai lati della porta, inseriti nel muro. L’ ingresso dell’ abside è delimitato da balaustre di legno. L’ altare è in muratura, rivestito di tavole di legno e addossato alla parete absidale. Sopra il tabernacolo, sul muro, è posto un quadro raffigurante la Madonna con il Bambino, S. Giovanni Battista, S. Antonio e Santa Maria Maddalena. La campana è su due pilastrini sopra il tetto, verso l’ abside”.
Le successive visite pastorali non evidenzieranno nessuna variazione sostanziale per cui la Chiesa che attualmente serve la frazione di Navedano è sostanzialmente la stessa voluta da chi l’ ha realizzata secoli fa per elevare lodi a Dio.